Autore: Giulio Mozzi

Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 22 / Je t’écoute moi non plus

Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 22 / Je t’écoute moi non plus

di Giulio Mozzi

Per essere belli erano belli, anzi bellissimi, Jane Birkin e Serge Gainsbourg. Ma per il momento non parliamo di loro. Parliamo – è ovvio – della musica concreta.

Musica concreta. Denominazione coniata nel 1948 dal compositore e teorico francese P. Schaeffer per designare una nuova corrente musicale (di cui è stato ideatore e primo realizzatore) basata sulla registrazione su nastro magnetico di suoni e rumori ambientali da usarsi come materiale creativo. Questo materiale viene poi modificato e rielaborato dal compositore attraverso processi di montaggio e mixaggio analoghi a quelli cinematografici (taglio e riassemblaggio del nastro, scorrimento a velocità variabile, ripetizione e inversione di frammenti). La m. c. nasce in contrasto con quella che Schaeffer chiama “musica astratta”, ovvero quella tradizionale, che vincola il compositore alla scrittura musicale su partitura e all’esecuzione dell’interprete (Treccani).

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“Fantasmi e fughe”: ecco il libro in omaggio

“Fantasmi e fughe”: ecco il libro in omaggio

di Giulio Mozzi

Uno scrittore viaggia a piedi per mezza Italia, nell’estate più calda del secolo. Incontra persone, osserva luoghi, sta giorni interi senza parlare con nessuno, vive piccole avventure di inospitalità. Poi torna a casa e racconta la piattezza dell’Emilia, l’orrore della circonvallazione di Bologna, l’interminabilità della costa marchigiana. E, curiosamente, dal racconto di questo viaggio nascono racconti di altri viaggi, sempre a piedi, attraverso città, paesi, stanze, bar, uffici pubblici, corridoi di treno.

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Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 21 / Uccelli, gatti, e altri musicisti

Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 21 / Uccelli, gatti, e altri musicisti

di Giulio Mozzi

(In cima all’articolo vedete il monumento ai “musicanti di Brema”, protagonisti di una celebre favola dei fratelli Grimm. Il monumento, ovviamente, si trova a Brema. L’autore è Gerhard Marcks).

L’avrete fatto tante volte anche voi, presumo, il giochino di piazzare un registratore – o, oggi, un telefono – da qualche parte, andarvene, e poi ascoltare che cos’è successo. Io l’ho fatto qualche giorno fa:

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Fermo-paesaggio / 7

Fermo-paesaggio / 7

Fotografia e testo di Ilaria Petrarca

[Questo fermo-paesaggio, a nostro insindacabile giudizio, ha vinto il gioco-concorso. fp+gm].

Decollo da Lamezia e fisso la costa, lineare e piatta. Mi assopisco, riapro gli occhi e so che Venezia è ancora lontana. Diecimila piedi sotto di me, scorgo Isola Sacra. È un fazzoletto di terra che affaccia sul mar Tirreno a ovest, protetto da una fila di scogli. Un canale artificiale lo delimita a nord, scorrendo fino al porto di Traiano per unirsi al Tevere. Il fiume di Roma ritaglia lʼisola a est, poi con una curva a gomito fiancheggia gli scavi di Ostia Antica dirigendosi verso il mare. La foce separa definitivamente il paese alla terraferma, mescolando acqua dolce e acqua salata, fiume e mare, terra e sabbia. Riconosco le scuole, il campo di calcio, il faro dismesso. Io vengo da lì, penso, e come lʼacqua tornerò. Quando avrò finito il mio corso, quando avrò tracciato meglio il mio fazzoletto di vita, bagnato da inchiostro dolcesalato.

Luogo: Villa Guglielmi, Isola Sacra, Fiumicino, Roma

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“Fantasmi e fughe”: un libro in omaggio

“Fantasmi e fughe”: un libro in omaggio

di Giulio Mozzi

Uno scrittore viaggia a piedi per mezza Italia, nell’estate più calda del secolo. Incontra persone, osserva luoghi, sta giorni interi senza parlare con nessuno, vive piccole avventure di inospitalità. Poi torna a casa e racconta la piattezza dell’Emilia, l’orrore della circonvallazione di Bologna, l’interminabilità della costa marchigiana. E, curiosamente, dal racconto di questo viaggio nascono racconti di altri viaggi, sempre a piedi, attraverso città, paesi, stanze, bar, uffici pubblici, corridoi di treno.

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Fermo-paesaggio / 6

Fermo-paesaggio / 6

Testo e fotografia di Silvia Vespasiani

Da novembre a maggio alcune aree urbanizzate della costa adriatica, costruite nello stesso periodo di tante periferie italiane, mutano palesemente le loro condizioni di vitalità abitativa poiché non registrano residenti stanziali e scompaiono quasi tutti gli usuari stagionali dediti alla vita balneare.
Ogni anno in queste “città” si accampa un’anomalia ciclica, il negativo della condizione urbana, cioè diventano volumetrie costruite attorno al vuoto relazionale. 
Tuttavia per un “errore di trascinamento” pensiamo di riconoscere i luoghi come parti di un ambito residenziale più ampio e le loro “sembianze” ci fanno credere che c’è qualcosa di altro là dove non c’è. 

Luogo: Rosolina Mare (Rovigo).

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Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 20 / Trova l’errore

Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 20 / Trova l’errore

di Giulio Mozzi

La fotografia qui sopra è di Gualtiero Bertoldi (Padova, via Morgagni). Guardatela bene, e domandatevi: cosa c’è che non va?

(Prendetevi due minuti; io intanto metto su il caffè).

Ci siete arrivati? No? Allora ve ne propongo un’altra, sempre di Gualtiero Bertoldi. Guardatela ben bene:

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“Fantasmi e fughe”: un libro in omaggio

“Fantasmi e fughe”: un libro in omaggio

di Giulio Mozzi

Uno scrittore viaggia a piedi per mezza Italia, nell’estate più calda del secolo. Incontra persone, osserva luoghi, sta giorni interi senza parlare con nessuno, vive piccole avventure di inospitalità. Poi torna a casa e racconta la piattezza dell’Emilia, l’orrore della circonvallazione di Bologna, l’interminabilità della costa marchigiana. E, curiosamente, dal racconto di questo viaggio nascono racconti di altri viaggi, sempre a piedi, attraverso città, paesi, stanze, bar, uffici pubblici, corridoi di treno.

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Fermo-paesaggio / 4

Fermo-paesaggio / 4

Testo di Francesco Maria Anzivino, foto di Paolo Groff

Fotografare i monumenti ai caduti può sembrare un noioso lavoro da polverosa delegazione di storia locale. Eppure gli scatti realizzati nei comuni di alta collina e montagna del Piceno nell’estate del 2016 sono preziosi come i frammenti di poesia arcaica greca e latina salvati dall’oblio – magari anche solo per pedanteria – da qualche antiquario o grammatico d’età tarda e regalati ai filologi, impegnati da lì a restituire un testo e, quindi, un contesto.
Improvvisamente le foto di questi monumenti non sempre belli, nati da coercizioni retoriche molto più che da istanze estetiche, testimoniano un qui che non è più un ora, ma solo un allora.
Sempre che la devastazione non abbia cancellato anche i confini del qui.

Luogo: Arquata del Tronto (Ascoli Piceno)

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