di Giulio Mozzi
[Scrissi questo pezzo nei primi mesi del 2002. Si trattava di una commissione del Comune di Lignano Sabbiadoro, per una pubblicazione turistico-illustrativa. Nel 2005 lo inclusi nel libro Sotto i cieli d’Italia (con Dario Voltolini, Sironi Editore). gm]
1. Marcello D’Olivo.
Marcello D’Olivo è un architetto udinese nato nel 1921 e morto nel 1991. Marcello D’Olivo era, dalle fotografie, un uomo grande e grosso – anche corpulento, con gli anni – con il cappello in testa e una pipa perlopiù dritta in bocca; una cosa un po’ alla Simenon, per dire. Marcello D’Olivo cominciò la professione costruendo il Villaggio del fanciullo a Opicina, Trieste, e finì costruendo un complesso scolastico a Gorizia: nel frattempo progettò edifici, complessi di edifici, quartieri, intere città, in Italia, in Medio Oriente, nel Congo e in Irak. Marcello D’Olivo nel tempo libero dipingeva quadri non del tutto brutti, benché non del tutto belli; per un certo periodo il suo soggetto preferito furono persone che lottavano tra loro e si ammazzavano trafiggendosi con delle specie di pioli appuntiti; poi passò ai tori, prima singoli o in piccoli gruppi, finalmente in grandi mandrie; poi si dedicò agli uomini cacciatori primitivi a cavallo, dotandoli di strane armi tecnologiche dall’aspetto di corte aste nere lucide con sporgenze a forma di cubetti; poi cominciò a dipingere i filosofi, ovvero delle persone sedute attorno a un tavolo, con aria pensosa e svagata, con le mani giunte e le dita intrecciate, arricciate, addirittura annodate: probabilmente a significare la contorsione, forse l’inconcludenza, del pensiero filosofico; infine, e questo è l’ultimo soggetto della sua pittura, dipinse quadri a colori vivacissimi con astronavi nere lucide ricoperte di sporgenze spigolose – cubiche, piramidali – che si posavano nel bel mezzo di pianure abitate da grandi mandrie di tori e da uomini cacciatori primitivi a cavallo. Questa, in estrema sintesi, è l’opera pittorica di Marcello D’Olivo, architetto udinese.

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