di Giulio Mozzi
Ci sono molte cose in place Saint-Sulpice, ad esempio: un municipio, degli uffici di tesoreria, un commissariato di polizia, tre caffè di cui uno è anche un tabacchi, un cinema, una chiesa ai cui lavori hanno partecipato Le Vau, Gittard, Oppenord, Servandoni e Chalgrin e che è consacrata ad un cappellano di Clotario II che fu vescovo di Bourges dal 624 al 644 e che si festeggia il 17 gennaio, un editore, un’impresa di pompe funebri, un’agenzia di viaggi, una fermata degli autobus, un sarto, un albergo, una fontana decorata dalle statue di quattro grandi oratori cristiani (Bossuet, Fénelon, Fléchier e Massillon), un’edicola, un negozio di oggetti votivi, un parcheggio, un istituto di bellezza, e molte altre cose ancora.
Di queste cose, molte, se non la maggior parte, sono state descritte, classificate, fotografate, raccontate o recensite. Nelle pagine che seguono, il mio intento è stato piuttosto quello di descrivere il resto: ciò di cui normalmente non si prende nota, ciò che non si osserva, ciò che non ha importanza: ciò che succede quando non succede niente, se non il tempo, le persone, le macchine e le nuvole.
Queste parole introducono lo smilzo volumetto di Georges Perec Tentative d’épuisement d’un lieu parisien, Tentativo di esaurire un luogo parigino. Nella foto di Pierre Getzler, qui sopra, vediamo Perec seduto al tavolino del Café de la Mairie (Caffè del Municipio) con carta, penna, caffè e sigarette. Il testo che risultò dall’esperimento è forse, a una prima lettura, insipido: passa un autobus, ne passa un altro, passa un signore col cappello nero, eccetera. Ma è chiaro che qui siamo nell’ambito, se mi è permesso il termine, della letteratura concettuale. Non conta tanto il testo quanto l’operazione, e non è il testo ma l’operazione ad avere senso per noi.
(Il testo completo, comunque, è si può prelevare qui).
E conta, soprattutto, il fatto che possiamo anche noi metterci lì, in un posto qualsiasi (e più qualsiasi è il posto, meglio è) e provare a portare la nostra attenzione su ciò cui nessuno presta attenzione. Non per cinque minuti, sia chiaro, quello son capaci tutti. Diciamo un paio d’ore. Con carta e penna. E caffè, o un’altra bevanda. Le sigarette no, però. Perec morì di cancro ai polmoni nel 1982, quarantaseienne. Per saperne di più su di lui, consultare il sito dell’Association Georges Perec.