Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 31 / Il buco là in fondo

Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 31 / Il buco là in fondo

di Giulio Mozzi

Il 4 aprile scorso, dal quarto piano dell’Ospedale sant’Antonio della mia città, Padova, ho scattato col telefono un’ingenua fotografia. La vedete qui sopra.

Ovviamente, nello scattare la fotografia, la cosa che mi interessava di più erano i due buchi quadrati. Ma no, non è proprio vero. Mi interessava ciò che vedevo un po’ perché potevo guardarlo come un quadro di Mondrian, di quelli che tutti conoscono,

ovvero come una superficie ripartita in quadrati e rettangoli, con un po’ di colore, e l’unico elemento “mosso” – ma mosso per modo di dire – costituito dalla scala; e un po’ perché potevo guardarlo, al contrario, come se avesse una profondità: come l’Ultima cena del Tintoretto, per dire,

o addirittura come una versione di Las meninas (Le damigelle d’onore) di Diego Velázquez dalla quale fossero improvvisamente spariti i personaggi:

Nel 1957 Pablo Picasso si dedicò allo “studio” di questo quadro di Velázquez, e lo studiò a modo suo: rifacendolo, in toto o nei dettagli, per cinquantotto volte. Ecco alcuni dei suoi rifacimenti (il primo è uno schizzo del secondo):

Dove mi pare evidente che, alla fin fine, a tener su tutto il quadro sia proprio il “buco” in fondo, la porta aperta dalla quale sembra entrare, o uscire, o sulla quale sembra esitare, un personaggio che non sappiamo chi sia, che osserva la scena che noi osserviamo, e che quindi – in definitiva – al di là di quella scena osserva coloro che Velázquez sta ritraendo, ovvero i reali di Spagna riflessi nello specchio sulla parete in fondo, ovvero noi che guardiamo.

Quando guardo un paesaggio – e torno alla mia ingenua fotografia – mi succede spesso di cercare il punto, il luogo, il passaggio, attraverso il quale lo sguardo possa uscire, andando al di là, dal paesaggio stesso.

Ma, appunto, andare al di là, spingere lo sguardo al di là, fa una certa paura. Per questo, dopo avere scattato la fotorafia di cui sopra, ho cambiato finestra e ne ho scattata un’altra,

che posso permettermi di guardare, invece, come se fosse perfettamente piatta.

Detto questo, se qualche vecchio appassionato di fumetto sapesse ricuperarmi il titolo di quella storia di Iznogoud (il gran visir che voleva diventare califfo al posto del califfo: in italiano si chiamava Gran Bailam, e voleva diventare sultano al posto del sultano) nella quale il povero protagonista cerca di uscire dal fumetto, ed esce dalla vignetta sul lato destro rientrando subito dal lato sinistro, e scava un buco per terra, ci si tuffa, e cade dal cielo, eccetera, be’: quel vecchio appassionato di fumetto avrebbe tutta la mia gratitudine, come minimo.

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