di Giulio Mozzi
Vi sarà bastata un’occhiata, immagino, per riconoscere il luogo fotografato qui sopra. Si tratta infatti di Köln, detta in italiano Colonia, ridente città della Renania.
La domanda, naturalmente, è: ma perché fermarsi a guardare un paesaggio simile? La risposta, naturalmente, è: perché esiste, e si presenta ai nostri occhi. Ero alloggiato in non so più quale albergo, poteva essere il 2005 o anche prima, e da una finestra sul giroscala mi affacciai, e guardai. Pensai che nulla, in ciò che vedevo, era pensato per essere guardato.
A Köln c’erano molte cose fatte apposta per essere guardate. Il cono gelato di Claes Oldenburg, per esempio:
E io, come tutti, le cose fatte apposta per essere guardate, le guardo. Guardai e fotografai il cono gelato prima di sapere che era un’opera di Oldenburg (ma lo immaginavo: solo lui le spara così grosse), e lo fotografai perché, indubbiamente, era stato messo lì perché io, come innumerevoli altri, lo fotografassi.
Però la fotografia del cavedio dell’albergo l’ho guardata e riguardata innumerevoli volte, e quella del cono gelato no. Mi ci sono perso innumerevoli volte, come ci si perde in un labirinto. Tutta quella roba che sta lì, in un ordine che sarà stato dettato, immagino, da esigenze pratiche; fatta con materiali che saranno stati scelti, immagino, in base a esigenze pratiche; eccetera; tutta quella roba lì che sta lì solo perché serve, e non per farsi guardare, mi dava (e mi dà ancora) la sensazione di essere un paesaggio naturale.
Molto più naturale, per dire, di un paesaggio di Franco Fontana:

E più simile a un’opera di Emilio Vedova:

Ci sono ovunque, attorno a noi, paesaggi che non guardiamo: perché sono invisibili, o perché li consideriamo inguardabili. Ma è proprio lì, per l’appunto, che dobbiamo guardare.
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