Brian Eno è considerato l’inventore dell’ambient music. In realtà, molto tempo prima, all’inizio del Novecento, già il compositore Erik Satie aveva immaginato una musica il cui suono (cito a memoria) «si confondesse con quello delle forchette e dei coltelli». E, dopo averla immaginata, una musica di questo tipo Satie l’aveva pure composta. Provare per credere: ascoltate questo o questo brano durante la colazione, il pranzo o la cena, e giudicate. O magari anche un pezzo di John Cage, intitolato – chissà come mai – In a landscape.

Fattostà che Eno (non lo conoscete? Davvero? Sappiate allora che i tre album “berlinesi” di David Bowie, contenenti pezzi come Heroes e Station to Station, lo vedono come produttore e coautore; che gli U2 si sono trasformati da discreto gruppo rock a grande gruppo pop grazie alle sue cure; che ha lavorato con Robert Fripp – quello dei King Crimson -, con i Talking Heads, eccetera) è l’autore che ha fatto diventare l’ambient music una faccenda non dico popolare, ma quasi.
Per intendersi: niente che vedere con quei dischi di “musica di compagnia” che si vedono in giro (niente che vedere perché la “musica di compagnia” è solo musica semplificata; cosa che quella di Eno non è) o, peggio, con quei dischi che conservano o riproducono i suoni di cascate, onde del mare, uccelli nel bosco, così via. No. L’ambient music di Brian Eno è una musica “da meditazione”, che può in effetti essere ascoltata attentamente o lasciata scorrere senza prestarle attenzione, e dà soddisfazione in entrambi i casi; ma dà molta più soddisfazione se ascoltata attentamente.
Potete cominciare con un assaggio celebre: un disco di Musica per aeroporti.

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https://www.vevo.com/watch/ceelo-green/all-i-need-is-love-(feat-disneys-the-muppets)/USATV1200569
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