di Giulio Mozzi
L’esercizo è semplice. Procuratevi qualcosa che impedisca totalmente la vista: può andar bene una benda nera, una di quelle paia di occhiali ciechi che vendono a carissimo prezzo negli aeroporti, un paio di occhiali da saldatore accuratamente tappati col nastro adesivo nero (nella foto qui sopra: non ricordo il nome del poveretto – persona molto simpatica, peraltro -: era il 2006, eravamo nella settimana dei mondiali di calcio, c’era un caldo micidiale, si trattava di un seminario per i dottorandi di urbanistica dell’Università di Siracusa – la cui Scuola di architettura e urbanistica ha però sede a Catania).
Dunque: procuratevi qualcosa che impedisca totalmente la vista, e una persona disposta ad accompagnarvi. Fàtevi un giretto. La persona che vi accompagnerà vi aiuterà a non farvi del male. E’ indifferente che scegliate di passeggiare in un luogo a voi ben noto o in un luogo a voi non ben noto, ma la seconda scelta è più istruttiva. Passeggiate un po’, non troppo: una mezz’ora, diciamo. Non limitatevi a passeggiare: prendete un caffè al bar, comperate un giornale, chiedete la strada a un passante. Se vi faranno domande, dite che avete subito un’operazione agli occhi e che per qualche giorno dovete stare nel buio totale.

Poi, a casa, o in aula, provate a scrivere. Raccontate che cosa avete percepito. Il vostro lavoro di scrittura potrà svolgersi in due fasi:
– nella prima fase, provate a riferire solo e soltanto ciò che avete percepito: consistenze dei suoli calpestati, contatti con le persone, conversazioni, odori, suoni, fenomeni meteorici, eccetera;
– nella seconda fase, e solo nella seconda fase, provate a confrontare ciò che avete percepito nella passeggiata cieca con ciò che, degli stessi luoghi (se li conoscete già), normalmente percepite.
Dopodiché (terza fase): ripetete la passeggiata, magari con un notes in mano; tornate a casa o in aula; sedetevi nuovamente a scrivere.
Per finire, confrontate – ma non subito: lasciate passare qualche giorno – i testi scritti nelle tre fasi; e traete delle conclusioni. Se non vi verrà da trarre nessuna conclusione, ripetete l’esercizio daccapo.