Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 3 / Ciò che c’è

Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 3 / Ciò che c’è

di Giulio Mozzi

Perché i bambini disegnano paesaggi? In linea di massima, perché gli adulti li spingono a farlo, o perché li approvano assai benevolmente. E che cosa mettono, i bambini, nei paesaggi? Sempre le stesse cose: una casa, una strada, un albero, un fiore, una nuvola, un sole… Eventualmente qualche uccello, dei mostri, un trattore…

Ma, esattamente come imparano a parlare imitando le parole degli adulti, i bambini cominciano a disegnare non imitando la realtà: ma imitando altri disegni. Se volete fare un esperimento, chiedete a un bambino, diciamo tra i 5 e i 7 anni, di copiare un disegno e un oggetto reale: la resa dell’oggetto reale, di norma, sarà molto “peggiore” rispetto alla resa del disegno (ricordatevi comunque di lodare la vostra cavia).

E’ ovvio che, nei suoi paesaggi, il bambino non disegna ciò che c’è, ma ciò che è stato addestrato a percepire come rilevante; più esattamente, ciò che è stato addestrato a percepire come esistente. I suoi libretti, a partire da quelli masticabili e da quelli da bagnetto, sono pieni di fiori, di rane, di alberi, di volpi, di soli radianti, di case monofamiliari a due piani con giardino o isolate nel verde, di colline ellittiche e di strade sinuose. E queste cose il bambino metterà nei suoi paesaggi: ha imparato bene che un paesaggio deve essere fatto così. E’ un po’ come per i generi letterari: un giallo senza morto né assassino né investigatore, che giallo sarebbe?

E’ per questo che il racconto del paesaggio, quasi inevitabilmente, deve cominciare con una de-formazione. Dobbiamo imparare a osservare ciò che c’è. E non ciò che abbiamo appreso essere importante.

Possiamo anche imporci esercizi arbitrari. Osservare tutte le cose con una certa forma, per esempio. O: mantenere lo sguardo a una certa altezza. O: domandarci il nome di tutte le cose che vediamo. Eccetera. Piccole auto-coercizioni che ci permetteranno, con un po’ di fortuna, di vedre un po’ di più di ciò che c’è.

(Ricordando, peraltro, che l’esistente è pressoché inesauribile).

Casteggio
Casteggio

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Un pensiero riguardo “Esercizi per l’esplorazione del paesaggio, 3 / Ciò che c’è

  1. …e le montagne sullo sfondo con le tre punte se abiti in Ticino – sarebbe curioso verificare le differenze di “immaginario paesaggistico” preconfezionato tra bambini di diverse località; le case di un bambino di Milano saranno palazzoni? Durante un viaggio scelsi di fotografare solo scatti contenenti il rosso (oppure era il giallo?) in gran misura: sì, cambia parecchio la percezione delle cose.

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